[Footnote 12: “Le invettive contr’ essa per tanti secoli originarono dalla enumerazione rettorica del Boccaccio di tutti gli inconvenienti del matrimonio, e dove per altro ei dichiara,—’Certo io non affermo queste cose a Dante essere avvenute, che non lo so; comeche vero sia, che o a simili cose a queste, o ad altro che ne fusse cagione, egli una volta da lei partitosi, che per consolazione de’ suoi affanni gli era stata data, mai ne dove ella fusse volle venire, ne sofferse che dove egli fusse ella venisse giammai, con tutto che di piu figliuoli egli insieme con lei fusse parente.” Discorso sul Testo, ut sup. Londra, Pickering, 1825, p. 184.]
[Footnote 13: Foscolo, in the Edinburgh review, vol. xxx. p. 351. ]
[Footnote 14: “Ahi piaciuto fosse al Dispensatore dell’universo, che la cagione della mia scusa mai non fosse stata; che ne altri contro a me avria fallato, ne io sofferto avrei pena ingiustamente; pena, dico, d’esilio e di poverta. Poiche fu piacere de’ cittadini della bellissima e famosissima figlia di Roma, Florenza, di gettarmi fuori del suo dolcissimo seno (nel quale nato e nudrito fui sino al colmo della mia vita, e nel quale, con buona pace di quella, desidero con tutto il core di riposare l’animo stanco, e terminare il tempo che m’e dato); per le parti quasi tutte, alle quali questa lingua si stende, peregrino, quasi mendicando, sono andato, mostrando contro a mia voglia la piaga della fortuna, che suole ingiustamente al piagato molte volte essere imputata. Veramente io sono stato legno sanza vela e sanza governo, portato a diversi porti e foci e liti dal vento secco che vapora la dolorosa poverta; e sono vile apparito agli occhi a molti, che forse per alcuna fama in altra forma mi aveano immaginato; nel cospetto de’ quali non solamente mia persona invilio, ma di minor pregio si fece ogni opera, si gia fatta, come quella che fosse a fare."-Opere Minori, ut sup. vol. ii. p. 20.]