Molti pagani ho pur fatti morire;
Pero quel che cio sia pensar non posso,
Se non ch’ io veggo la gente fuggire.
Rispose Orlando: Tu ti fai ben grosso;
Di questo fatto stu ti vuoi chiarire,
La soppravvesta ti cava di dosso:
Vedrai che Gan, come tu te la cavi,
Ci ha venduti a Marsilio per ischiavi.
Rispose Baldwin: Se il padre mio
Ci ha qui condotti come traditore,
S’ i’ posso oggi campar, pel
nostro Iddio
Con questa spada passerogli il core:
Ma traditore, Orlando, non so io,
Ch’ io t’ ho seguito con perfetto
amore:
Non mi potresti dir maggiore ingiuria.—
Poi si straccio la vesta con gran furia,
E disse: Io tornero ne la battaglia,
Poi che tu m’ hai per traditore
scorto:
Io non son traditor, se Dio mi vaglia:
Non mi vedrai piu oggi se non morto.
E in verso l’oste de’ pagan
si scaglia
Dicendo sempre: Tu m’ hai fatto
torto.
Orlando si pentea d’aver cio detto,
Che disperato vide il giovinetto.
Per la battaglia cornea Baldovino,
E riscontro quel crudel Mazzarigi,
E disse: Tu se’ qui, can Saracino,
Per distrugger la gente di Parigi?
O marran rinnegato paterino,
Tu sarai presto giu ne’ bassi Stigi:
E trasse con la spada in modo a questo,
Che lo mando dov’ egli disse presto.
Orlando meets again with Baldwin, who has kept his word.
Orlando corse a le grida e ’l romore,
E trovo Baldovino il poveretto
Ch’ era gia presso a l’ultime
sue ore,
E da due lance avea passato il petto;
E disse. Or non son io piu traditore—
E cadde in terra morto cosi detto:
De la qual cosa duolsi Orlando forte,
E pianse esser cagion de la sua morte.
[Footnote 1: Si, the Italian yes. A similar territorial designation is familiar to the reader in the word “Languedoc,” meaning langue d’oc, or tongue of Oc, which was the pronunciation of the oui or yes of the French in that quarter.]
[Footnote 2: Alluding to the cruel stories in the mythology of Boeotia.]
[Footnote 3: The controversial character of Dante’s genius, and the discordant estimate formed of it in so many respects by different writers, have already carried the author of this book so far beyond his intended limits, that he is obliged to refer for evidence in the cases of Ugolino and Francesca to Balbo, Vita di Dante (Napoli, 1840), p. 33; and to Troya, Del Vettro Allegorico di Dante (Firenze, 1826), pp. 28, 32, and 176.]