On the other hand, it may have been a mere heartless case of intrigue and folly.
But tradition is to be allowed its reasonable weight; and the probability is, that the marriage was an affair of state, the lady unhappy, and the brothers too different from one another.
The event took place in Dante’s twenty-fourth year; so that he, who looks so much older to our imaginations than his heroine, was younger; and this renders more than probable what the latest biographers have asserted—namely, that the lord of Ravenna, at whose house he finished his days, was not her father, Guido da Polenta, the third of that name, but her nephew, Guido the Fifth.
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No. IIII
STORY OF UGOLINO.
Non eravam partiti gia da ello,
Ch’ i’ vidi duo ghiacciati
in una buca
Si, che l’un capo a l’altro
era capello:
E come ’l pan per fame si manduca,
Cosi ’l sovran li denti a l’altro
pose
La’ve ’l cervel s’aggiunge
con la nuca.
Non altrimenti Tideo si rose
Le tempie a Menalippo per disdegno,
Che quei faceva ’l teschio e l’altre
cose.
O tu che mostri per si bestial segno
Odio sovra colui che tu ti mangi
Dimmi ‘l perche, diss’ io,
per tal convegno,
Che se tu a ragion di lui ti piangi,
Sappiendo chi voi siete, e la sua pecca,
Nel mondo suso ancor io te ne cangi,
Se quella con ch’ i’ parlo non si secca.
La bocca sollevo dal fiero pasto
Quel peccator, forbendola a’ capelli
Del capo ch’ egli avea diretro guasto:
Poi comincio: tu vuoi ch’ i’
rinnovelli
Disperato dolor the ’l cuor mi preme
Gia pur pensando, pria ch’ i’
ne favelli.
Ma se le mie parole esser den seme,
Che frutti infamia al traditor ch’
i’ rodo,
Parlare e lagrimar vedrai insieme.
I’ non so chi tu sei, ne per che
modo
Venuto se’ qua giu: ma Fiorentino
Mi sembri veramente, quand’ i’
t’ odo.
Tu de’ saper ch’ i’
fu ’l Conte Ugolino,
E questi l’ Arcivescovo Ruggieri:
Or ti diro perch’ i’ son tal
vicino.
Che per l’ effetto de’ suo’
ma’ pensieri,
Fidandomi di lui, io fossi preso,
E poscia morto, dir non e mestieri.
Pero quel che non puoi avere inteso,
Cioe, come la morte mia fu cruda,
Udirai e saprai se m’ ha offeso.
Breve pertugio dentro da la muda,
La qual per me ha ’l titol da la
fame,
E ‘n che conviene ancor ch’
altrui si chiuda,
M’ avea mostrato per lo suo forame
Piu lone gia, quand’ i’ feci
’l mal sonno,
Che del futuro mi squarcio ’l velame.
Questi pareva a me maestro e donno,
Cacciando ’l lupo e i lupicirui
al monte,
Perche i Pisan veder Lucca non ponno.
Con cagne magre studiose e conte
Gualandi con Sismondi e con Lanfranchi
S’ avea messi dinanzi da la fronte.