Pur non torno, ne ritentando ardio
Spiar di novo le cagioni ascose;
E poi che, giunto al sommo Duce, unio
Gli spirti alquanto, e l’animo
compose,
Incomincio: Signor, nunzio son io
Di non credute e non credibil
cose.
Cio che dicean dello spettacol fero,
E del suon paventoso, e tutto vero.
Maraviglioso foco indi m’apparse,
Senza materia in un istante
appreso;
Che sorse, e, dilatando un muro farse
Parve, e d’ armati mostri
esser difeso.
Pur vi passai; che ne l’incendio
m’ arse,
Ne dal ferro mi fu l’andar
conteso:
Verno in quel punto, ed annotto:
fe’ il giorno
E la serenita poscia ritorno.
Di piu diro; ch’agli alberi da vita
Spirito uman, che sente e
che ragiona.
Per prova sollo: io n’ho la
voce udita,
Che nel cor flebilmente anco
mi suona.
Stilla sangue de’ tronchi ogni ferita,
Quasi di molle carne abbian
persona.
No, no, piu non potrei (vinto mi chiamo)
Ne corteccia scorzar, ne sveller ramo.