Fra i segni ignoti alcune note ha scorte
Del sermon di Soria, ch’ei
ben possiede:
O tu, che dentro ai chiostri della morte
Osasti por, guerriero audace,
il piede,
Deh! se non sei crudel, quanto sei forte,
Deh! non turbar questa secreta
sede.
Perdona all’alme omai di luce prive:
Non dee guerra co’ morti aver chi
vive.
Cosi dicea quel motto. Egli era intento
Delle brevi parole ai segni
occulti.
Fremere intanto udia continuo il vento
Tra le frondi del bosco e
tra i virgulti;
E trarne un suon che flebile concento
Par d’umani sospiri
e di singulti;
E un non so che confuso instilla al core
Di pieta, di spavento e di dolore.
Pur tragge alfin la spada, e con gran
forza
Percote l’alta pianta.
Oh maraviglia!
Manda fuor sangue la recisa scorza,
E fa la terra intorno a se
vermiglia.
Tutto si raccapriccia; e pur rinforza
Il colpo, e ’l fin vederne
ei si consiglia.
Allor, quasi di tomba, uscir ne sente
Un indistinto gemito dolente;
Che poi distinto in voci: Ahi troppo,
disse,
M’ hai tu, Tancredi,
offesso: or tanto basti:
Tu dal corpo, che meco e per me visse,
Felice albergo gia, mi discacciasti.
Perche il misero tronco, a cui m’affisse
Il mio duro destino, ancor
mi guasti?
Dopo la morte gli avversarj tuoi,
Crudel, ne’ lor sepolcri offender
vuoi?
Clorinda fui: ne sol qui spirto umano
Albergo in questa pianta rozza
e dura;
Ma ciascun altro ancor, Franco o Pagano,
Che lassi i membri a pie dell’alte
mura,
Astretto e qui da novo incanto e strano,
Non so s’ io dica in
corpo o in sepoltura.
Son di sensi animati i rami e i tronchi;
E micidial sei tu, se legno tronchi.
Qual infermo talor, ch’in sogno
scorge
Drago, o cinta di fiamme alta
Chimera,
Sebben sospetta, o in parte anco s’accorge
Che simulacro sia non forma
vera,
Pur desia di fuggir, tanto gli porge
Spavento la sembianza orrida
e fera:
Tale il timido amante appien non crede
Ai falsi inganni: e pur ne teme,
e cede:
E dentro il cor gli e in modo tal conquiso
Da varj affetti, che s’
agghiaccia e trema;
E nel moto potente ed improvviso
Gli cade il ferro: e
’l manco e in lui la tema.
Va fuor di se. Presente aver gli
e avviso
L’ offesa donna sua,
che plori e gema:
Ne puo soffrir di rimirar quel sangue,
Ne quei gemiti udir d’egro che langue.
Cosi quel contra morte audace core
Nulla forma turbo d’
alto spavento;
Ma lui, che solo e fievole in amore,
Falsa imago deluse e van lamento.
Il suo caduto ferro instanto fuore
Porto del bosco impetuoso
vento,
Sicche vinto partissi; e in sulla strada
Ritrovo poscia, e ripiglio la spada.