Stories from the Italian Poets: with Lives of the Writers, Volume 2 eBook

This eBook from the Gutenberg Project consists of approximately 394 pages of information about Stories from the Italian Poets.

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  E ben la vita sua sdegnosa e schiva,
    Spezzando a sforza il suo ritegno frale,
  La bell’anima sciolta alfin seguiva,
    Che poco innanzi a lei spiegava l’ale;
  Ma quivi stuol de’ Franchi a caso arriva,
    Cui trae bisogno d’ acqua, o d’altro tale;
  E con la donna il cavalier ne porta,
  In se mal vivo, e morto in lei ch’e morta.

* * * * *

No V.

TANCRED IN THE ENCHANTED FOREST.

THE SAME.

  Era in prence Tancredi intanto sorto
    A seppellir la sua diletta amica;
  E, benche in volto sia languido e smorto,
    E mal atto a portar elmo e lorica,
  Nulladimen, poi che ’l bisogno ha scorto,
    Ei non ricusa il rischio o la fatica;
  Che ’l cor vivace il suo vigor trasfonde
  Al corpo si, che par ch’esso n’abbonde.

  Vassene il valoroso in se ristretto,
    E tacito e guardingo al rischio ignoto
  E sostien della selva il fero aspetto,
    E ’l gran romor del tuono e del tremoto;
  E nulla sbigottisce; e sol nel petto
    Sente, ma tosto il seda, un picciol moto. 
  Trapassa; ed ecco in quel silvestre loco
  Sorge improvvisa la citta del foco.

  Allor s’ arretra, e dubbio alquanto resta,
    Fra se dicendo:  Or qui che vaglion l’armi? 
  Nelle fauci de’ mostri, e ’n gola a questa
    Divoratrice fiamma andro a gettarmi? 
  Non mai la vita, ove cagione onesta
    Del comun pro la chieda, altri risparmi;
  Ma ne prodigo sia d’ anima grande
  Uom denso; e tale e ben chi qui la spande.

  Pur l’oste che dira, s’indarno io riedo? 
    Qual altra selva ha di troncar speranza? 
  Ne intentato lasciar vorra Goffredo
    Mai questo varco.  Or, s’oltre alcun s’avanza,
  Forse l’incendio, che qui sorto i’ vedo,
    Fia d’effetto minor che sembianza;
  Ma seguane che puote.  E in questo dire
  Dentro saltovvi:  oh memorando ardire!

  Ne sotto l’arme gia sentir gli parve
    Caldo o fervor come di foco intenso;
  Ma pur, se fosser vere fiamme o larve,
    Mal pote giudicar si tosto il senso: 
  Perche repente, appena tocco, sparve
    Quel simulacro, e giunse un nuvol denso,
  Che porto notte e verno; e ’l verno ancora
  E l’ombra dileguossi in picciol’ora.

  Stupido si, ma intrepido rimane
    Tancredi; e poiche vede il tutto cheto,
  Mette securo il pie nelle profane
    Soglie, e spia della selva ogni secreto. 
  Ne piu apparenze inusitate e strane,
    Ne trova alcun per via scontro o divieto,
  Se non quanto per se ritarda il bosco
  La vista e i passi, inviluppato e fosco.

  Alfine un largo spazio in forma scorge
    D’anfiteatro, e non e pianta in esso,
  Salvo che nel suo mezzo altero sorge,
    Quasi eccelsa piramide, un cipresso. 
  Cola si drizza, e nel mirar s’ accorge
    Ch’ era di varj segni il tronco impresso,
  Simil a quei, che in vece uso di scritto
  L’antico gia misterioso Egitto.

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