E ben la vita sua sdegnosa e schiva,
Spezzando a sforza il suo
ritegno frale,
La bell’anima sciolta alfin seguiva,
Che poco innanzi a lei spiegava
l’ale;
Ma quivi stuol de’ Franchi a caso
arriva,
Cui trae bisogno d’
acqua, o d’altro tale;
E con la donna il cavalier ne porta,
In se mal vivo, e morto in lei ch’e
morta.
* * * * *
No V.
TANCRED IN THE ENCHANTED FOREST.
THE SAME.
Era in prence Tancredi intanto sorto
A seppellir la sua diletta
amica;
E, benche in volto sia languido e smorto,
E mal atto a portar elmo e
lorica,
Nulladimen, poi che ’l bisogno ha
scorto,
Ei non ricusa il rischio o
la fatica;
Che ’l cor vivace il suo vigor trasfonde
Al corpo si, che par ch’esso n’abbonde.
Vassene il valoroso in se ristretto,
E tacito e guardingo al rischio
ignoto
E sostien della selva il fero aspetto,
E ’l gran romor del
tuono e del tremoto;
E nulla sbigottisce; e sol nel petto
Sente, ma tosto il seda, un
picciol moto.
Trapassa; ed ecco in quel silvestre loco
Sorge improvvisa la citta del foco.
Allor s’ arretra, e dubbio alquanto
resta,
Fra se dicendo: Or qui
che vaglion l’armi?
Nelle fauci de’ mostri, e ’n
gola a questa
Divoratrice fiamma andro a
gettarmi?
Non mai la vita, ove cagione onesta
Del comun pro la chieda, altri
risparmi;
Ma ne prodigo sia d’ anima grande
Uom denso; e tale e ben chi qui la spande.
Pur l’oste che dira, s’indarno
io riedo?
Qual altra selva ha di troncar
speranza?
Ne intentato lasciar vorra Goffredo
Mai questo varco. Or,
s’oltre alcun s’avanza,
Forse l’incendio, che qui sorto
i’ vedo,
Fia d’effetto minor
che sembianza;
Ma seguane che puote. E in questo
dire
Dentro saltovvi: oh memorando ardire!
Ne sotto l’arme gia sentir gli parve
Caldo o fervor come di foco
intenso;
Ma pur, se fosser vere fiamme o larve,
Mal pote giudicar si tosto
il senso:
Perche repente, appena tocco, sparve
Quel simulacro, e giunse un
nuvol denso,
Che porto notte e verno; e ’l verno
ancora
E l’ombra dileguossi in picciol’ora.
Stupido si, ma intrepido rimane
Tancredi; e poiche vede il
tutto cheto,
Mette securo il pie nelle profane
Soglie, e spia della selva
ogni secreto.
Ne piu apparenze inusitate e strane,
Ne trova alcun per via scontro
o divieto,
Se non quanto per se ritarda il bosco
La vista e i passi, inviluppato e fosco.
Alfine un largo spazio in forma scorge
D’anfiteatro, e non
e pianta in esso,
Salvo che nel suo mezzo altero sorge,
Quasi eccelsa piramide, un
cipresso.
Cola si drizza, e nel mirar s’ accorge
Ch’ era di varj segni
il tronco impresso,
Simil a quei, che in vece uso di scritto
L’antico gia misterioso Egitto.