Stories from the Italian Poets: with Lives of the Writers, Volume 2 eBook

This eBook from the Gutenberg Project consists of approximately 394 pages of information about Stories from the Italian Poets.

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  Poi dice:  Conosco io pur queste note;
    Di tal io n’he tante e vedute e lette. 
  Finger questo Medoro ella si puote;
    Forse ch’a me questo cognome mette. 
  Con tali opinion dal ver remote
    Usando fraude a se medesmo, stette
  Ne la speranza il mal contento Orlando,
  Che si seppe a se stesso ir procacciando.

  Ma sempre piu raccende e piu rinuova,
    Quanto spenger piu cerca, il rio sospetto;
  Come l’incauto augel che si ritrova
    In ragna o in visco aver dato di petto,
  Quanto piu batte l’ale e piu si prova
    Di disbrigar, piu vi si lega stretto. 
  Orlando viene ove s’incurva il monte
  A guisa d’arco in su la chiara fonte.

  Aveano in su l’entrata il luogo adorno
    Coi piedi storti edere e viti erranti. 
  Quivi soleano al piu cocente giorno
    Stare abbracciati i duo felici amanti. 
  V’aveano i nomi lor dentro e d’intorno
    Piu che in altro de i luoghi circonstanti,
  Scritti, qual con carbone e qual con gesso,
  E qual con punte di coltelli impresso.

  Il mesto Conte a pie quivi discese;
    E vide in su l’entrata de la grotta
  Parole assai, che di sua man distese
    Medoro avea, che parean scritte allotta. 
  Del gran piacer che ne la grotta prese,
    Questa sentenzia in versi avea ridotta: 
  Che fosse culta in suo linguaggio io penso;
  Et era ne la nostra tale in senso: 

  Liete piante, verdi erbe, limpide acque,
    Spelunca opaca e di fredde ombre grata,
  Dove la bella Angelica, che nacque
    Di Galafron, da molti in vano amata,
  Spesso ne le mie braccia nuda giacque;
    De la commodita che qui m’e data,
  Io povero Medor ricompensarvi
  D’altro non posso, che d’ognior lodarvi: 

  E di pregare ogni signore amante
    E cavallieri e damigelle, e ognuna
  Persona o paesana o viandante,
    Che qui sua volonta meni o Fortuna,
  Ch’all’erbe, all’ombra, all’antro, al rio, alle piante
    Dica:  Benigno abbiate e sole e luna,
  E de le nimfe il coro che provveggia,
  Che non conduca a voi pastor mai greggia.

  Era scritta in Arabico, che ’l Conte
    Intendea cosi ben, come Latino. 
  Fra molte lingue e molte ch’avea pronte
    Prontissima avea quella il Paladino
  E gli schivo piu volte e danni et onte,
    Che si trovo tra il popul Saracino. 
  Ma non si vanti, se gia n’ebbe frutto;
  Ch’un danno or n’ha, che puo scontargli il tutto.

  Tre volte, e quattro, e sei, lesse lo scritto
    Quello infelice, e pur cercando in vano
  Che non vi fosse quel che v’era scritto;
    E sempre lo vedea piu chiaro e piano;
  Et ogni volta in mezo il petto afflitto
    Stringersi il cor sentia con fredda mano. 
  Rimase il fin con gli occhi e con la mente
  Fissi nel sasso, al sasso indifferente.

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