In doors and out of doors, by night, by
day,
She had the charmer by her
side for ever;
Morning and evening they would stroll
away,
Now by some field or little
tufted river;
They chose a cave in middle of the day,
Perhaps not less agreeable
or clever
Than Dido and AEneas found to screen them,
When they had secrets to discuss between
them.
And all this while there was not a smooth
tree,
That stood by stream or fountain
with glad breath,
Nor stone less hard than stones are apt
to be,
But they would find a knife
to carve it with;
And in a thousand places you might see,
And on the walls about you
and beneath,
ANGELICA AND MEDORO, tied in one,
As many ways as lovers’ knots can
run.
And when they thought they had outspent
their time,
Angelica the royal took her
way,
She and Medoro, to the Indian clime,
To crown him king of her great
realm, Cathay.[1]
[Footnote 1: This version of the present episode has appeared in print before. So has a portion of the Monks and the Giants, in the first volume.]
* * * * *
No. III.
THE JEALOUSY OF ORLANDO.
THE SAME.
Feron camin diverso i cavallieri,
Di qua Zerbino, e di la il
Conte Orlando.
Prima che pigli il Conte altri sentieri,
All’arbor tolse, e a
se ripose il brando;
E, dove meglio col Pagan pensosse
Di potersi incontrare, il
destrier mosse.
Lo strano corso the tenne il cavallo
Del Saracin pel bosco senza
via,
Fece ch’Orlando ando duo giorni
in fallo,
Ne lo trovo, ne pote averne
spia.
Giunse ad un rivo, che parea cristallo,
Ne le cui sponde un bel pratel
fioria,
Di nativo color vago e dipinto,
E di molti e belli arbori distinto.
Il merigge facea grato l’orezo
Al duro armento et al pastore
ignudo;
Si che ne Orlando sentia alcun ribrezo,
Che la corazza avea, l’elmo
e lo scudo.
Quivi egli entro, per riposarsi, in mezo;
E v’ebbe travaglioso
albergo e crudo,
E, piu che dir si possa, empio soggiorno,
Quell’infelice e sfortunato giorno.
Volgendosi ivi intorno, vidi scritti
Molti arbuscelli in su l’ombrosa
riva.
Tosto the fermi v’ebbe gli occhi
e fitti,
Fu certo esser di man de la
sua Diva.
Questo era un di quei lochi gia descritti,
Ove sovente con Medor veniva
Da casa del pastore indi vicina
La bella donna del Catai Regina.
Angelica e Medor con cento nodi
Legati insieme, e in cento
lochi vede.
Quante lettere son, tanti son chiodi
Co i quali Amore il cor gli
punge e fiede.
Va col pensier cercando in mille modi
Non creder quel ch’al
suo dispetto crede:
Ch’altra Angelica sia, creder si
sforza,
Ch’abbia scritto il suo nome in
quella scorza.