Se di disio non vuol morir, bisogna
Che senza indugio ella se
stessa aiti:
E ben le par che, di quel ch’ essa
agogna,
Non sia tempo aspettar ch’
altri la ’nviti.
Dunque, rotto ogni freno di vergogna,
La lingua ebbe non men che
gli occhi arditi;
E di quel colpo domando mercede,
Che, forse non sapendo, esso le diede.
O Conte Orlando, o Re di Circassia,
Vestra inclita virtu, dite,
che giova?
Vostro alto onor, dite, in che prezzo
sia?
O che merce vostro servir
ritruova?
Mostratemi una sola cortesia,
Che mai costei v’usasse,
o vecchia o nuova,
Per ricompensa e guidardone e merto
Di quanto avete gia per lei sofferto.
Oh, se potessi ritornar mai vivo,
Quanto ti parria duro, o Re
Agricane!
Che gia mostro costei si averti a schivo
Con repulse crudeli et inumane.
O Ferrau, o mille altri ch’io non
scrivo,
Ch’avete fatto mille
pruove vane
Per questa ingrata, quanto aspro vi fora
S’a costu’ in braccio voi
la vedesse ora!
Angelica a Medor la prima rosa
Coglier lascio, non ancor
tocca inante;
Ne persona fu mai si avventurosa,
Ch’in quel giardin potesse
por le piante.
Per adombrar, per onestar la cosa,
Si celebro con cerimonie sante
Il matrimonio, ch’auspice ebbe Amore,
E pronuba la moglie del pastore.
Fersi le nozze sotto all’umil tetto
Le piu solenni che vi potean
farsi;
E piu d’un mese poi stero a diletto
I duo tranquilli amanti a
ricrearsi.
Piu lunge non vedea del giovinetto
La donna, ne di lui potea
saziarsi:
Ne, per mai sempre pendegli dal cello,
Il suo disir sentia di lui satollo.
Se stava all’ombra, o se del tetto
usciva,
Avea di e notte il bel giovine
a lato:
Matino e sera or questa or quella riva
Cercando andava, o qualche
verde prato:
Nel mezo giorno un antro li copriva,
Forse non men di quel commodo
e grato
Ch’ebber, fuggendo l’acque,
Enea e Dido,
De’ lor secreti testimonio fido.
Fra piacer tanti, ovunque un arbor dritto
Vedesse ombrare o fonte o
rivo puro,
V’avea spillo o coltel subito fitto;
Cosi, se v’era alcun
sasso men duro.
Et era fuori in mille luoghi scritto,
E cosi in casa in altri tanti
il muro,
Angelica e Medoro, in varii modi
Legati insieme di diversi nodi.
Poi che le parve aver fatto soggiorno
Quivi piu ch’a bastanza,
fe’ disegno
Di fare in India del Catai ritorno,
E Medor coronar del suo bel
regno.
Portava al braccio un cerchio d’oro,
adorno
Di ricche gemme, in testimonio
e segno
Del ben che ’l Conte Orlando le
volea;
E portato gran tempo ve l’avea.