E rivocando alla memoria l’arte
Ch’in India imparo gia
chirurgia,
(Che par che questo studio in quella parte
Nobile e degno e di gran laude
sia;
E, senza molto rivoltar di carte,
Che ’l patre a i figli
ereditario il dia)
Si dispose operar con succo d’erbe,
Ch’a piu matura vita lo riserbe.
E ricordossi che passando avea
Veduta un’erba in una
piaggia amena;
Fosse dittamo, o fosse panacea,
O non so qual di tal effetto
piena,
Che stagna il sangue, e de la piaga rea
Leva ogni spasmo e perigliosa
pena,
La trovo non lontana, e, quella colta,
Dove lasciato avea Medor, die volta.
Nel ritornar s’incontra in un pastore,
Ch’a cavallo pel bosco
ne veniva
Cercando una iuvenca, che gli fuore
Duo di di mandra e senza guardia
giva.
Seco lo trasse ove perdea il vigore
Medor col sangue che del petto
usciva;
E gia n’avea di tanto il terren
tinto,
Ch’era omai presso a rimanere estinto.
Del palafreno Angelica giu scese,
E scendere il pastor seco
fece anche.
Pesto con sassi l’erba, indi la
presse,
E succo ne cavo fra le man
bianche:
Ne la piaga n’infuse, e ne distese
E pel petto e pel ventre e
fin a l’anche;
E fu di tal virtu questo liquore,
Che stagno il sangue e gli torno il vigore:
E gli die forza, che pote salire
Sopra il cavallo the ’l
pastor condusse.
Non pero volse indi Medor partire
Prima ch’in terra il
suo signor non fosse,
E Cloridan col Re fe’ sepelire;
E poi dove a lei piacque si
ridusse;
Et ella per pieta ne l’umil case
Del cortese pastor seco rimase.
Ne, fin che nol tornasse in sanitade,
Volea partir: cosi di
lui fe’ stima:
Tanto se inteneri de la pietade
Che n’ebbe, come in
terra il vide prima.
Poi, vistone i costumi e la beltade,
Roder si senti il cor d’ascosa
lima;
Roder si senti il core, e a poco a poco
Tutto infiammato d’amoroso fuoco.
Stava il pastore in assai buona e bella
Stanza, nel bosco infra duo
monti piatta,
Con la moglie e co i figli; et avea quella
Tutta di nuovo e poco inanzi
fatta.
Quivi a Medoro fu per la donzella
La piaga in breve a sanita
ritratta;
Ma in minor tempo si senti maggiore
Piaga di questa avere ella nel core.
Assai piu larga piaga e piu profonda
Nel cor senti da non veduto
strale,
Che da’ begli occhi e da la testa
bionda
Di Medoro avvente l’arcier
c’ha l’ale.
Arder si sente, e sempre il fuoco abonda,
E piu cura l’altrui
che ’l proprio male.
Di se non cura; e non e ad altro intenta,
Ch’a risanar chi lei fere e tormenta.
La sua piaga piu s’apre e piu incrudisce,
Quanto piu l’ altra
si restringe e salda.
Il giovine si sana: ella languisce
Di nuova febbre, or agghiacciata
or calda.
Di giorno in giorno in lui belta fiorisce:
La misera si strugge, come
falda
Strugger di nieve intempestiva suole,
Ch’in loco aprico abbia scoperta
il sole.