Rispose Orlando: Io tiro teco a un
seguo,
Che l’armi son del’uomo
il primo onore;
Ma non gia che ’l saper faccia un
men degno,
Anzi l’adorna com’
un prato il fiore;
Ed e simile a un bove, a un sasso, a un
legno,
Che non pensa a l’eterno
Creatore;
Ne ben si puo pensar, senza dottrina,
La somma maestade, alta e divina.
Disse Agricane: Egli e gran scortesia
A voler contrastar con avvantaggio.
Io t’ ho scoperto la natura mia,
E to conosco, the sei dotto
e saggio;
Se piu parlassi, io non risponderia;
Piacendoti dormir, dormiti
ad aggio;
E se meco parlar hai pur diletto,
D’arme o d’ amor a ragionar
t’ aspetto.
Ora ti prego, che a quel ch’ io
domando
Risponda il vero, a fe d’
uomo pregiato;
Se in se’ veramente quell’
Orlando,
Che vien tanto nel mondo nominato;
E perche qui sei giunto, e come, e quando;
E se mai fosti ancora innamorato;
Perche ogni cavalier, ch’e senza
amore,
Se in vista e vivo, vivo senza core.
Rispose il Conte: Quell’ Orlando
sono,
Che uccise Almonte e’l
suo fratel Troiano;
Amor m’ ha posto tutto in abbandono,
E venir fammi in questo luogo
strano.
E perche teco piu largo ragiono,
Voglio the sappi che ’l
mio cor e in mano
De la figliuola del Re Galafrone,
Che ad Albracca dimora nel girone.
Tu fai co ’l padre guerra a gran
furore,
Per prender suo paese e sua
castella;
Ed io qua son condotto per amore,
E per piacer a quella damisella;
Molte fiate son stato per onore
E per la fede mia sopra la
sella;
Or sol per acquistar la bella dama
Faccio battaglia, e d’altro non
ho brama.
Quando Agrican ha nel parlare accolto,
Che questo e Orlando, ed Angelica
amava,
Fuor di misura si turbo nel volto,
Ma per la notte non lo dimostrava;
Piangeva sospirando come un stolto,
L’anima e ’l petto
e ’l spirto gli avvampava,
E tanto gelosia gli batte il core,
Che non e vivo, e di doglia non more.
Poi disse a Orlando: Tu debbi pensare,
Che come il giorno sara dimostrato,
Debbiamo insieme la battaglia fare,
E l’uno o l’altro
rimarra su ’l prato.
Or d’una cosa ti voglio pregare,
Che, prima che vegnamo e cotal
piato,
Quella donzella, che ’l tuo cor
disia,
Tu l’abbandoni e lascila per mia.
Io non potria patire, essendo vivo,
Che altri con meco amasse
il viso adorno:
O l’uno o l’altro al tutto
sara privo
Del spirto e de la dama al
novo giorno;
Altri mai non sapra, che questo rivo
E questo bosco, ch’e
quivi d’intorno,
Che l’abbi rifiutata in cotal loco
E in cotal tempo, che sara si poco.
Diceva Orlando al Re: Le mie promesse
Tutte ho servate, quante mai
ne fei;
Ma se quel che or mi chiedi io promettesse
E s’io il giurassi,
io non l’attenderei;
Cosi poria spiccar mie membra istesse
E levarmi di fronte gli occhi
miei,
E viver senza spirto e senza core,
Come lasciar d’ Angelica l’amore.