Against all odds, however, Redi, strong with the strength of demonstrable fact, did splendid battle for Biogenesis; but it is remarkable that he held the doctrine in a sense which, if he lead lived in these times, would have infallibly caused him to be classed among the defenders of “spontaneous generation.” “Omne vivum ex vivo,” “no life without antecedent life,” aphoristically sums up Redi’s doctrine; but he went no further. It is most remarkable evidence of the philosophic caution and impartiality of his mind, that although he had speculatively anticipated the manner in which grubs really are deposited in fruits and in the galls of plants, he deliberately admits that the evidence is insufficient to bear him out; and he therefore prefers the supposition that they are generated by a modification of the living substance of the plants themselves. Indeed, he regards these vegetable growths as organs, by means of which the plant gives rise to an animal, and looks upon this production of specific animals as the final cause of the galls and of, at any rate, some fruits. And he proposes to explain the occurrence of parasites within the animal body in the same way.[6]
[Footnote 6: The passage (Esperienze, p. 129) is worth quoting in full:—
“Se dovessi palesarvi il mio sentimento crederei che i frutti, i legumi, gli alberi e le foglie, in due maniere inverminassero. Una, perche venendo i bachi per di fuora, e cercando l’ alimento, col rodere ci aprono la strada, ed arrivano alla piu interna midolla de’ frutti e de’ legni. L’altra maniera si e, che io per me stimerei, che non fosse gran fatto disdicevole il credere, che quell’ anima o quella virtu, la quale genera i fiori ed i frutti nelle piante viventi, sia quella stessa che generi ancora i bachi di esse piante. E chi sa, forse, che molti frutti degli alberi non sieno prodotti, non per un fine primario e principale, ma bensi per un uffizio secondario e servile, destinato alla generazione di que’ vermi, servendo a loro in vece di matrice, in cui dimorino un prefisso e determinato tempo; il quale arrivato escan fuora a godere il sole.
“Io m’ immagino, che questo mio pensiero non vi parra totalmento un paradosso; mentro farete riflessione a quelle tanto sorte di galle, di gallozzole, di coccole, di ricci, di calici, di cornetti ed i lappole, che son produtte dalle quercel, dalle farnie, da’ cerri, da’ sugheri, da’ leeci e da altri simili alberi de ghianda; imperciocche in quello gallozzole, e particolarmente nelle piu grosse, che si chiamano coronati, ne’ ricci capelluti, che ciuffoli da’ nostri contadini son detti; nei ricci legnosi del cerro, ne’ ricci stellati della quercia, nelle galluzze della foglia del leccio si vede evidentissimamente, che la prima e principale intenzione della natura e formare dentro di quelle un animale volante; vedendosi nel centro della gallozzola un uovo, che col crescere e col maturarsi di essa gallozzola va crescendo e maturando